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Pivoli, Pennoni e Griselle: la vita in Accademia

Posted on : 22-12-2018 | By : admin | In : Racconti di Mare

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Sono uno studente che ha da poco concluso il Liceo Classico quando, in risposta alla mia domanda, ricevo dall’Accademia Navale la lettera che attendevo con apprensione da qualche mese: presentarsi alla visita medica per il concorso allievi della 1a classe.

Accarezzavo il desiderio di entrare in Accademia da quando ero studente di ginnasio, anche se, a dire il vero, la fine dolorosa della guerra aveva lasciato in me qualche incertezza.

Decido di presentarmi ma appena arrivato provo sgomento nel vedere il gran numero di partecipanti alla visita medica, che si conclude con circa 200 concorrenti per 50 posti.

Il tema di italiano è un altro sbarramento eliminatorio prima di iniziare un tirocinio preliminare di tre mesi circa, con lo scopo di una selezione anche attraverso una prova di ‛vita in Accademia’. Sveglia quasi all’alba, conferenze, lezioni di trigonometria, esercitazioni militari e sul Brigantino interrato nel piazzale: poi, alle 9, tutti a dormire. Alla fine del tirocinio un compito scritto e un esame orale di trigonometria, un esame orale di cultura generale e una valutazione – data da ufficiali assegnati al corso – sulle nostre attitudini per la vita nella Marina Militare.

Ogni giorno ci sono dimissionari e all’assemblea nel piazzale ci contiamo e confrontiamo, commentando le motivazioni. Alla fine del tirocinio siamo solo 56 gli ammessi in 1a classe.

Si procede quindi nella scelta del corpo preferito: Stato Maggiore, Genio Navale e Armi Navali.

Su tale scelta pesa l’esito della visita medica per la vista: una miopia, anche lieve, non consente di scegliere lo Stato Maggiore ma solo i corpi tecnici, con grande delusione di chi – come me – avrebbe preferito lo Stato Maggiore. Ma pur di arrivare a essere un ufficiale di Marina resto e scelgo il Genio Navale, che consente tra l’altro periodi più lunghi di imbarco e quindi una vita più vicina ai miei desideri. Completate le scelte tra i corpi, in 1a classe siamo: 37 di Stato Maggiore, 11 del Genio Navale, 8 delle Armi Navali. Dopo una breve licenza ha inizio la 1a classe.

Gli allievi anziani della 2a classe ci chiamano ‛pivoli’ e siamo interrogati su argomenti di vita sul Vespucci, sulle sue attrezzature, fino alla Santa Barbara che si conclude con uno… ‛scontro fisico’ per occupare il brigantino dove la 2a classe si era insediata.

La giornata dell’allievo è una giornata piena, cadenzata dal suono della tromba, spesso stonata: in Accademia non c’è tempo per annoiarsi.

Le pratiche mattinali, la ginnastica in piazzale, un’ora di studio per prepararsi alle lezioni successive che si snodano per 4-5 ore al mattino, per poi lasciare il pomeriggio libero alle pratiche sportive e allo studio, con breve spazio per la ricreazione. L’assemblea degli allievi per l’ora di pranzo inizia con una specie di cerimonia: ‛la lettura delle ricompense e punizioni’ effettuata dall’allievo brigadiere. Infine, una o due volte la settimana, il cinema, mentre il giovedì e la domenica la franchigia.

Alla fine del primo anno arriva il momento dell’imbarco sulla nave scuola Amerigo Vespucci per la crociera estiva. Le emozioni sono infinite: si inizia dai giri di barra, quasi un saluto a noi ‛pivoli’. Si salta sulle griselle dell’albero di maestra, si arriva alla coffa e poi alla crocetta, per poi scendere e risalire di nuovo, a seconda del numero di giri inflitti. Dalla crocetta – con un po’ di strizza – butto lo sguardo in basso e con un respiro profondo osservo tutto estremamente piccolo.

Prima della partenza per la crociera c’è il saluto alla voce in piedi sui pennoni, poi il posto di manovra, la partenza, il contatto con il mare, le manovre sempre sui pennoni, le burrasche con posti di manovra anche notturni, la navigazione a vela in Atlantico con gli alisei e a motore nella nebbia verso il nord Europa, il dormire stanchi sulle cime distese in coperta, le ore di guardia come vedette sulle lance: esperienze uniche e indimenticabili. Poi le visite alle città estere, che cambiano di anno in anno e che per il nostro corso sono Palma di Maiorca, Porto Mahon, Gibilterra, Santa Cruz de Tenerife, Funchal, Ponta Delgada, Fayal, Tangeri, Dublino, Barcellona, Malaga, La Coruña.

Il Vespucci, oltre a essere riconosciuta ‟la nave più bella del mondo”, è altamente formativa per gli allievi. Tra gli avvenimenti da ricordare uno in particolare per il nostro corso: il brindisi per l’ingresso della nave Vespucci nell’Atlantico dopo… nove anni! E l’ufficializzazione del nome del corso: Atlantici, con la nostra bandiera che ‛sale a riva’.

Il secondo anno si conclude con una seconda crociera sul Vespucci, mentre il terzo, finalmente, con la nomina ad aspirante, la crociera sulla nave Montecuccoli e la comunicazione della destinazione su una nave della squadra. Comincia così la vita che avevamo sognato.

Da ricordare una tradizione: il ‛MAK π 100’ (con p greco), che significa che ‛mancano 100 giorni’ alla fine del periodo trascorso in Accademia! Questo evento rende più facile il trascorrere dell’ultima parte in Accademia, con festeggiamenti vari per tre giorni e con ‛il gran ballo’, la partecipazione di parenti, amici e anche delle ragazze che ci avevano ‛sopportato’ nelle serate di comandata.

Come inizio del percorso di vita sulle navi voglio ricordare quanto l’Ammiraglio Fioravanti aveva scritto su una guida pratica per noi giovani ufficiali che da poco avevamo lasciato le aule severe dell’Accademia Navale:

‟Fino a poco tempo fa voi avete sempre e soltanto studiato e le difficoltà della vostra vita non sono state che di ordine intellettuale e soggettivo. Voi non avevate che da vigilare su voi stessi, conoscere voi stessi. Finora non siete vissuti che nel vostro pensiero: ora, improvvisamente, cominciate a vivere nella realtà. La realtà è fatta di uomini, di cose e di avvenimenti: voi dovete imparare a guidare gli uomini, ad agire e a dominare gli avvenimenti. Avrete in principio pochi ed apparentemente facili incarichi: vi potrebbero sembrare anzi troppo umili e troppo al di sotto dell’altezza dei vostri studi recenti, se voi non rifletteste che, nella complessa vita di una nave, a voi è naturalmente affidata una nobile e alta missione, perché siete proprio voi tra i più immediati educatori dell’equipaggio, e che non vi sono incarichi umili e incarichi onorifici, ma solo diversi modi di intenderli ed espletarli. Sui banchi della scuola si è sviluppata la vostra intelligenza, sui ponti delle navi si forma il vostro carattere e si perfezionano le vostre attitudini”.

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