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Dalle prime misure ai tradizionali custodi del tempo

Posted on : 08-11-2014 | By : admin | In : Astronomica

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L’uomo, fin dalla preistoria ha cercato di dare un ordine alle attività lavorative giornaliere, mensili e annuali.

Il rispetto dei tempi: della semina e della raccolta, dei lavori sui campi, le temporanee migrazioni, vicine o lontane; tutto ciò in armonia con l’alternarsi del giorno e della notte e con il ciclo delle stagioni.

Il «tempo» andava suddiviso e tale suddivisione doveva essere nota ai membri di una stessa comunità. Il corso diurno del Sole ha tre istanti: sorgere, transito alla massima altezza, tramonto, che dividono già la giornata in ore antimeridiane ed in ore pomeridiane. Un’ asta –lo gnomone – piantata verticalmente su un pianoro orizzontale, era utile allo scopo: l’ombra più corta divideva le ore antimeridiane da quelle pomeridiane. La suddivisione in ore non fu immediata. Quando si pensò di mettere lo gnomone su un’elevata superficie verticale, visibile anche a distanza, si fece un passo importante per arrivare, con gradualità, ad una meridiana. Uscendo dalla preistoria l’uomo pensò alla organizzazione del lavoro, importante per la sopravvivenza. Le ore della notte? Poteva dare qualche riferimento il corso notturno della Luna.

Così fu; lo testimoniano i calendari lunari, antecedenti a quelli solari. Finché qualcuno pensò che la suddivisione della notte in ore era altrettanto importante. Un contenitore di argilla o terracotta, con un piccolo foro in basso fu la prima clessidra ad acqua. Il livello dell’acqua che scendeva gradualmente ed uniformemente (o quasi) è stato il primo misuratore del tempo o, per meglio dire, degli intervalli di tempo. L’osservazione del cielo ed i fenomeni celesti casuali, quali le eclissi, in particolare quelle di Sole, furono seguiti con interesse, ma anche con apprensione e talvolta panico (chi ha assistito ad un eclisse totale di Sole – col il passaggio quasi repentino dalla luminosità ad una luce simile a quella di un crepuscolo avanzato; al calo quasi repentino della temperatura – può comprendere meglio. I primi astronomi cominciarono ad annotare i fenomeni, a registrare le primavere entranti (col ritorno del Sole sorgente esattamente ad Est)…

Le annotazioni sistematiche erano appannaggio delle persone più curiose e che si ponevano delle domande sul mutevole alternarsi dei giorni e delle notti, delle stagioni e degli anni. Furono eretti osservatori in punti più elevati per avere il più ampio cerchio di visibilità. Questi primi astronomi sovente erano anche sacerdoti. La campana era sistemata nel punto più elevato del campanile; per essere udibile da molti, all’occorrenza, per segnalare con anticipo un incombente pericolo o, più semplicemente, dare modo a tutti di vedere la meridiana, di sentire i rintocchi della campana che segnala il mezzogiorno… I sacerdoti osservatori divennero così i depositari e custodi del tempo. Le clessidre ad acqua lasciarono il posto alle clessidre con sabbia, più pratiche e più precise. Confrontando le indicazioni della clessidra con quelle dello stilo della primitiva meridiana, qualcuno, provando e riprovando, intuì che l’angolo (tra lo gnomone inclinato verso il basso e la parete verticale) idoneo dovesse essere uguale a 90° – φ, (cioè, diciamo oggi, 90° – l’angolo di latitudine φ, angolo tra il piano orizzontale e la stella del Polo Nord). Dalle parti del Polo nord un tempo c’era Etamin (la stella polare fenicia denominata anche Thuban) stella della costellazione del Drago.

L’astronomo aspettò che sopraggiungesse il prossimo equinozio. Divise in sei parti uguali tutta la sabbia che scorreva dal sorgere del Sole fino al suo passaggio al meridiano (con la collaborazione dell’ombra più corta, sul piano orizzontale, di uno stilo verticale). Negli istanti in cui finiva di scorrere un sesto della sabbia, l’ombra veniva marcata sulla parete verticale del templi, luoghi di osservazione e di culto, sinagoghe o minareti. Di notte? Di notte ci sono i “notturnali”, i grandi orologi siderali dell’emisfero Nord e dell’emisfero Sud (si legga §1, Cap. XV ). Nel Medioevo il connubio tra la scienza astronomica e la religione nei monasteri, in parte si trasformò. A fianco al convento o venne mantenuto l’osservatorio astronomico o trovarono posto le biblioteche, dove i monaci ricopiavano i trattati letterari e scientifici più antichi, pertanto soggetti al deterioramento (se le aule non erano adibite ai lavori di manifattura). In ogni caso i monaci rimasero i «custodi del tempo».

Tuttora le loro funzioni e i loro lavori, sono cadenzati dalle preghiere e lodi…al rintocco della campana annunziante l’ora terza, sesta, nona… A proposito del suono della campana del mezzodì che dal campanile della chiesa si propaga ancora nella valle, il suono giunge gradito ai valligiani; ma – particolare curioso – non ai cani di razza, che ululano al pericolo… suggerito (a detta degli etologi) dalla loro forte memoria genetica, anche se è trascorso tanto tempo. Nota. A chi intendesse costruire una meridiana, il suggerimento è immediato: faccia marciare un orologio da polso sul tempo medio t m (v. Cap. VI); t m = tempo del fuso – correzione del fuso.

Il resto va da sé, seguendo il filo del discorso. Si può partire dall’ombra più corta del mezzogiorno e procedere. Le linee orarie, orientali ed occidentali, sono simmetriche rispetto alla linea meridiana. Una volta letta l’ora media solare t m , l’ora del fuso è:

t f = t m + correzione del fuso (λ f – λ )

Per una maggiore precisione: si costruisce la meridiana nei giorno in cui l’equazione del tempo (v. Cap. VI) è zero o quasi zero. All’ora letta si sottrae algebricamente l’equazione del tempo e si ottiene t m . Dal t m si tassa al t f .

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